Alice, partiamo dagli inizi, dai tuoi trascorsi nella ginnastica artistica.
La ginnastica artistica mi ha cresciuta e formata, se ho la testa che ho, lo devo a questo sport. L'ho praticata dai 6 ai 14 anni a livello agonistico, fino alla serie B. Poi, scegliendo il liceo classico, ho dovuto limitare gli impegni sportivi per ragioni di studio.
Quando è avvenuto il passaggio all’atletica?
E’ avvenuto a 18 anni, grazie ad una mia cara amica anche lei proveniente dalla ginnastica artistica, che praticava salto con l’asta. In realtà all’inizio ho provato un anno di salto in lungo, poi ho scoperto il salto con l’asta e me ne sono innamorata.
Qual è stata la molla che ti ha avvicinato a questa specialità?
Devo dire grazie all’allenatore, che - vedendomi sempre a testa in giù a fare verticali - mi ha detto di provare il salto con l’asta…
Quale aspetto del salto con l’asta ti piace di più?
Adoro il momento in cui si è appena superata l’asticella: non è ancora detto se questa cadrà o meno, perché è l’ultimo momento in cui devi cercare di non toccarla nello scendere, e allora butti le braccia indietro, così come il resto del corpo. L’asticella è ancora su. Senti il “Sì” dell’allenatore. Stupendo.
Come ci si sente a “volare”?
Io mi diverto, mi sento leggera, di peso e di pensieri. E soprattutto mi sento “giusta”.
Quanto ti alleni alla settimana?
Cerco di allenarmi 5 giorni alla settimana, a meno che non sia impossibilitata da studio o altri impegni.
Ti alleni da sola o in gruppo? Cosa ti piace di più della tua squadra?
Dipende dai giorni, a volte da sola, altri in gruppo. Ciò che amo dei compagni di squadra è che riescono a tirarmi su anche quando la giornata è un disastroso “no”. Con loro riesco sempre a farmi due risate e trovare lo spirito giusto per allenarmi e cercare di dare il massimo, indipendentemente dalla stanchezza.
In specialità come la tua, il tecnico è importante non solo nella fase di allenamento, ma anche durante le competizioni. Qual è il tuo rapporto con l'allenatore?
Per quanto mi riguarda io ho una totale fiducia nel mio allenatore (Marco Nebiolo, ndr). Diciamo che potrebbe anche dirmi di correre ad occhi chiusi e staccare, che io lo farei. Sa perfettamente cosa dirmi, quando dirmelo e in che modo. Sa quando è ora di insistere e quando invece per oggi basta così. Mi fido perché senza doverci parlare più di tanto, ci si capisce l’un l’altro.
Sei scaramantica? Porti con te qualche portafortuna o hai dei rituali prima di una gara?
Sono dell’idea che non ci sia da fare nessun gesto particolare, o portarsi dietro chissà quale oggetto, basta essere convinti di ciò che si sta facendo, indipendentemente dalle cose che ci circondano .
Quali sono state finora le gare che ti hanno regalato più soddisfazioni?
Sicuramente i Campionati iIaliani di Bressanone in cui ho ottenuto il mio ultimo personale (3,50m ndr) e i recenti Campionati Italiani di Ancona in cui, malgrado fossi appena uscita da un infortunio e non mi fossi veramente preparata per la gara se non la settimana precedente a questa, sono riuscita a fare 10 cm in meno del mio personale. Una gara in particolare, però, me la porto sempre nel cuore: a Biella, quando sono riuscita a salire a 3,40 per la prima volta, mi ricorderò sempre, appena superata l’asticella e ancora con i piedi per aria, il “Sì” carico di entusiasmo del mio allenatore e io doppiamente felice per questo.
Come festeggi un risultato importante?
Essendo una che ama mangiare, direi che una bella cena è sempre un buonissimo modo per festeggiare!
A chi vorresti dedicare la tua prossima vittoria?
La vorrei dedicare alle persone che mi sono più vicine, che mi sostengono ogni giorno nel gestire i mille impegni che ho, che mi incoraggiano e credono in me, anche quando sembra che tutto vada storto. La forza che ho è come una fiamma, ed è anche grazie a loro che niente e nessuno è mai riuscito a spegnerla.
Segui l’atletica internazionale? Hai un modello a cui ti rifai?
Renaud Lavillenie è uno dei saltatori che mi piacciono di più, ha un modo di saltare che sembra sempre che dica “guarda come salto alto e come mi diverto”. Questo connubio di saper fare ma saper anche divertirsi, è qualcosa di fantastico.
Hai qualche consiglio da offrire ai ragazzi che desiderano avvicinarsi a questa disciplina?
L’unico consiglio che mi sento di poter dare è di puntare i piedi in alto per superare quell’asticella, non lo sfidante. Bisogna provare a superare se stessi ogni volta, è la cosa bella di questo sport.
Oltre a praticare atletica, frequenti il corso di laurea in fisioterapia. Come fai a conciliare l’Università con l’attività agonistica?
È davvero impegnativo conciliare sport e università: le lezioni mi impegnano dal lunedì al venerdì dalle 8 della mattina alle 18. È faticoso e stancante, spesso arrivo ad allenamento stanca soprattutto di testa, ma in una specialità come la mia la testa è fondamentale per non fare errori stupidi. Non posso negare quindi che sia difficile, ma la voglia di migliorarmi e di praticare al meglio questa disciplina è talmente grande e forte che supera ogni momento di sconforto. Così, finita lezione alle 18 (o lavoro alle 19), mi fiondo in pista e “ricomincio” la giornata da lì.
Cosa fai nel tempo libero che ti rimane?
Nel poco tempo libero che mi rimane sono un’allenatrice di ginnastica artistica del preagonismo maschile e sono anche volontaria soccorritrice in Croce Rossa. Diciamo però che se dovessi dire cosa preferisco fare per staccare un po’ la spina da tutti questi impegni, è sicuramente ritagliare un po’ di tempo per stare con il mio ragazzo: grazie a lui riesco a rilassarmi, allontanare i pensieri negativi e ricaricarmi per poter affrontare al meglio ogni giorno.
Il tuo sogno nel cassetto?
Il sogno nel cassetto c’è, ma come tutti i sogni, non si può dire.
Grazie Alice e in bocca al lupo per tutti i tuoi sogni!